Immagino che ormai vi sarete stancati di aspettare la continuazione di questa storia e vi sarete accomodati in poltrona sorseggiando un buon tè e sbocconcellando un pezzo di torta di mele…giusto??? Beh, se non l’avete fatto…fatelo! ^_^ 😀
Prima di continuare però, è d’obbligo fare una precisazione: come vi avevo già accennato nel primo post dedicato a questo tour, nelle Langhe siamo stati invitati sia food che wine e travel bloggers e non tutti abbiamo seguito gli stessi percorsi, infatti leggerete (o avrete già letto, probabilmente) racconti diversi.
Erano previsti quindi itinerari tematici: quello dedicato interamente alla cultura enologica; un altro dedicato invece alla letteratura, con una visita guidata ai luoghi pavesiani (la casa natale, la Fondazione Cesare Pavese, ecc.); l’altro riguardava una passeggiata nelle rocche del Roero; l’ultimo era un itinerario storico, riguardava quindi le avventure e le vicende dei protagonisti della Casa Reale dei Savoia che vissero in Langhe e Roero.
Caso volle che il nostro itinerario fosse proprio l’ultimo ed è stata una bella fortuna, visto che era proprio quello che speravo di seguire ed insieme ai miei nuovi compagni di avventura (Maricler, Stefy, Sonia, Chiara ed altri blogger), iniziammo il nostro tour.
E’ stata una giornata all’insegna delle degustazioni: il territorio delle Langhe e del Roero è famoso per i suoi vini eccellenti – Nebbiolo, Barbera, Barolo, Dolcetto, sono tutti prodotti in questa zona -, pensate che ad oggi ci sono ben undici denominazioni prodotte qui.
Il nostro giro inizia visitando due cantine a Sörì di Diano: Le Cecche, il cui proprietario belga, Jan De Bruyne, ha comprato questa storica cantina a Diano d’Alba, ottenendo recensioni su importanti guide enologiche italiane e straniere e Camparo, un’azienda, una famiglia soprattutto, che ha basato la sua attività sulla produzione biologica di vini, quelli tipici del territorio, e nocciole, la Tonda Gentile Trilobata.
Fontanafredda ed i Savoia
Dopo aver visitato le cantine di Sörì, ci dirigiamo verso Serralunga per visitare le cantine storiche di Fontanafredda.
Sembra che il tempo si sia fermato in quel luogo: pace e tranquillità sono le prime sensazioni che trasmette, ma poi guardandosi intorno ed osservando la magnificenza della tenuta reale, si resta davvero affascinati. I Savoia vivono ancora tra quelle mura ed in quei boschi e la storia di questo luogo ha anche un fascino indescrivibile…
E’ una storia che inizia nel 1847, quando Vittorio Emanuele II, già sposato con Maria Adelaide d’Asburgo Lorena, incontra Rosa Vercellana, che diventerà la sua amante.
Lei diventerà per tutti “la bela Rosìn” e lui la sposerà in seconde nozze (moglie morganatica). Prima che arrivasse questo momento però, e per garantire a Rosina ed ai suoi figli un adeguato status sociale, le conferirà il titolo di Contessa di Mirafiori e Fontanafredda. Lei stessa si fa disegnare un nuovo stemma araldico sul quale campeggiano una torre merlata da cui spuntano tre rose (Mirafiori), una fontana zampillante (Fontanafredda), un braccio armato (per il cognome che spesse volte il Re dava ai suoi figli illeggittimi – Guerrieri) ed una spada, il tutto sormontato da una corona e nei colori oro, argento, rosso, azzurro. Questo è uno stemma che fece incidere su posateria, piatti, bicchieri, ricamare sulla biancheria e stampare su qualsiasi cosa la riguardasse!
Non divenne mai burocraticamente Regina, ma lo fu per il Re, visto che fu la donna che amò per tutta la vita.
Fontanafredda è un luogo dove si fa anche cultura, infatti dispone di una libreria, un teatro, una vineria….ma il suo cuore è rappresentato dalla Villa Reale, un edificio ottocentesco in cui sono stati mantenuti gli arredi e le tappezzerie orginali di diverse tonalità di rosa in base alla stanza, con meravigliosi trompe-l’oeil dipinti sul soffitto.
Proprio in questa villa, si trova il ristorante Contessa Rosa ed è qui che si è tenuta la nostra cooking class con lo chef Pierpaolo Livorno…molto interessante la cottura in sottovuoto per il dessert, semplice e salutare visto che si componeva di un tris di mele (una parte cotte in sottovuoto, altre ripassate in padella con la curcuma e le ultime aromatizzate con la cannella), disposte su un sorbetto di moscato e crema, con delle piccole paste di meliga sbriciolate…davvero delizioso!
Riproverò a farlo sicuramente, ma devo capire bene come si ottiene la cottura in sottovuoto…questo punto è rimasto un mistero, ma indagherò! :-)))
Inoltre, durante la cena, abbiamo avuto anche il piacere di conoscere Ugo Alciati, chef di un garbo e semplicità unici! 😀
L’avventura nelle cantine finisce qui, anche perchè l’ultimo giorno è stato invece dedicato alla pasticceria ed alle Nocciole…ma di questo ne parleremo la prossima volta! 😀